Karol Diac è una dj, performer e produttrice musicale in ascesa, molto apprezzata a livello internazionale. Si distingue per il suo sound sciamanico ed onirico. Rappresenta da Jungle Rituals, concept composto da suoni tribali con influenze etniche abbinati ad elementi della word music, Karol ha suonato in molti festival nazionali, dal Neversea all’Untold, passando dall’Amsterdam Dance Event. Come produttrice vanta dischi firmati con grandi label.
Cosa stai producendo?
“Principalmente melodic techno con influenze tribali, etniche e sciamaniche ed elementi della world music, con vocals provenienti dai popoli di tutto il mondo, in base al mood del brano, oltre ad i miei vocalizzi onirici”.
Dove suonerai il prossimo autunno?
“Il prossimo big event sarà il Amsterdam Dance Event a ottobre, inoltre sto aspettando delle conferme per alcuni locali ad Ibiza, Barcelona e il nord Italia dove risiedo”.
Chi ti ha scoperto? Come ti sei avvicinata al djing e al clubbing?
“Sicuramente la persona che mi ha più spronata a intraprendere questa strada è stato Bruce Blayne il mio mentore, che mi ha messo a disposizione l’Apollo Limited Studio e l’Apollo Academy come spazi creativi, dove elaboriamo il mio sound e dove oltretutto si tengono vari corsi di produzione, sound engineer music business e molto altro. Mi sono avvicinata al djing dopo molti anni passati a livello competitivo nello sport, sentivo il bisogno di rimettermi in gioco ed esprime me stessa in maniera creativa tramite la musica. E scegliendo la musica da club: perché mi permette di creare un atmosfera musicale ogni volta diversa e unica”.
A quando risale la tua prima esperienza in studio? E in consolle?
“Poco prima della pandemia mi stavo già avvicinando al mondo del djing,ed ho sfruttato il periodo per restare chiusa ore e ore in studio ad elaborare la tecnica e lo stile oltre che creare il mio signature sound. Dopo il covid sono diventata resident in più location esclusive del nord Italia. Per quanto riguarda la mia prima esperienza in studio, non sono sicura di ricordarmi quando fu, sinceramente. Credo più o meno una decina di anni fa, però come cantante, prestavoce per voice over. Tra le varie cose sono la voce ufficiale di un po’ di pubblicità, festival e parchi divertimento”.
Dove suoni?
“Quest’anno ho suonato ad Untold Festival (vincitore del Best Major Festival all’European Music Award), al Neversea Festival (il festival in spiaggia più grande d’Europa), a Casa San Remo The Club, Sherwood Festival, Suoni di Marca e sto aspettando delle conferme da alcuni festival a Marrakech, Malta, Ungheria, Turchia e Dubai”.
Dove sei invece guest?
“All’Holi on Tour oltre che a diversi eventi esclusivi organizzati da Campari, Redbull, Aperol, Virtual Fashion Summit, Pitti Uomo, Moet Hennessy Spirits, St. German Exclusive, Belvedere Vodka, Terrazza Mare, Hierbas, Titano San Marino, Isola San Servolo Venezia, Palazzo Gambara Brescia, Colle Beretto Firenze, The One SKYBAR ed altre strutture”.
Dove sei resident?
“Presso Skybar, Tacco 11 del 5 stelle J44, Beach Club Hoku del 5 stelle Falkensteiner, Baia Blu Beach Club e molti altri locali. Tra il 2021 e il 2022 ho fatto 300 set tra residenze e guest. Nel 2023 ho deciso di concentrarmi su produzioni nuove, preparazione dei live per i festival e sulle connessioni come le situazioni musicali più adatte al mio sound in Europa.
Che genere suoni?
“Tribal house e melodic techno con influenze etniche e vari elementi della world music. Mi piace il sound futuristico e progressive della melodic techno abbinato a influenze etniche e a strumenti e suoni antichi, immersi in atmosfere elettroniche e quasi apocalittiche”.
Dove sei nata e dove vivi?
“Sono nata a Cluj Napoca, dove ogni anno si svolge il festival Untold, sono di origini austriache e ungheresi e mi sono trasferita in Italia in tenera età per poter essere allenata dal Team Argentino Panajotti Tennis come giovane promessa europea e tennista professionista; poi mi sono innamorata dell’Italia e sono rimasta. A oggi vivo a Treviso una città bellissima”.
Cosa pensi delle tue colleghe donne dj?
“Ammiro quelle che sviluppano un sound proprio particolare e restano fedeli al loro progetto musicale”.
Quali sono i tuoi collaboratori?
“Parto da Bruce Blayne, poi Joe Mangione, con cui sviluppo il sound per le produzioni che finalizziamo con Morris Capaldi di Proofmastering; Mandope Lion, invece, è il creatore dei mie contenuti social e mi supporta per i video e crea ogni volta, reels e filmati con qualcosa di nuovo e diverso”.
Con quale etichetta discografica lavori?
“Con Blanco y Negro Music, Smilax Publishing, Indaklubb Records e sono seguita da editori come Leone Tranquillo, Lelio D’Aprile e Papà Dj (Buddha Bar Montecarlo)”.
Qual è l’artista o il progetto che attualmente ti piace di più?
“Argy, Tale of Us e Zafrir. Mi soffermo sulla label Afterlife Records, assolutamente spaziale, gente che appartiene a un’altra dimensione. Che interpreta l’arte in maniera completa.Grazie alla coordinazione di musica, visual e lightshow sono rivoluzionari nel settore. Sono uno stimolo per me, mi spingono a lavorare a 360 gradi sul mio progetto, soprattutto per i live”.
Hai avvertito dei pregiudizi nei tuoi confronti perché donna?
“Una volta iniziato il set sì, poi i pochi scettici mediamente si ricredono”.
Qual è il più bel complimento ricevuto?
“Mi è stato fatto da un gruppo di ragazzi al Neversea 2023, dopo che sono stati per tutte le due ore a sentirmi e a divertirsi. Mi hanno aspettata per salutarmi, abbracciarmi e dirmi: ‘Ci hai donato un sacco di energie e vibrazioni positive, ci hai veramente portato nel tuo universo’”.
Da dove arriva la vocazione, quando si è artisti?
“La mia vocazione proviene dalla filosofia dell’unire diverse credenze e culture tramite la musica. Un set, in una certa maniera, può essere un vero rituale spirituale che ci guarisce l’anima, che ci fa cambiare visione, che ci fa ragionare, per poi splendere di energia positiva e contagiare le persone che ci sono vicine. L’arte, la musica hanno un grande potere di guarigione e unione”.
Artisti si nasce o si diventa?
“Lo si diventa nel momento in cui si ha un messaggio da consegnare al prossimo, o delle emozioni da canalizzare in un mezzo. La musica nel mio caso”.
Quanto e perché è importante il consenso nell’era dei social?
“Molti talenti riescono a emergere grazie ad una comunicazione ben curata e personale, e possono essere uno strumento cruciale per accelerare nel percorso artistico/professionale, e creare una fanbase viva in tutto il mondo, mediante la quale veicolare il proprio messaggio”.
Quali sono i segreti e i tempi per produrre un brano di successo?
“Segreti c’è ne sono ben pochi a volte un brano viene scoperto anni dopo il successo dell’artista stesso. Sicuramente avere un idea innovativa, personale e propria permette di distinguersi più facilmente e, con la giusta costanza, porta a creare un successo, rispettando chiaramente anche dei parametri tecnici di qualità, riuscire ad uscire con la giusta label sicuramente è un altro step che può aiutare molto e chiaramente riuscire ad avere una bella spinta mediatica. Per i tempi di produzione, invece, possono variare molto”.
Un’esperienza all’estero è utile per tutti?
“Fondamentale. Cambiare punto di vista, conoscere sistemi diversi, porta ad una visione più completa e reale del proprio progetto, vivere cose nuove aiuta sempre l’arte. Vedere ascoltare capire e molto importante anche per indirizzare il percorso. Vedo sempre più italiani al estero nel ambito musicale che trovano terreno fertile per i loro progetti”.