Il Consiglio di Stato ha condannato la SIAE a garantire il libero accesso agli atti interni ai propri associati. Incontriamo al Palafiori l’avvocato Giorgio Tramacere che da sempre si occupa di diritti d’autore. Abbiamo letto una sentenza del Consiglio di Stato uscita pochi giorni fa in materia di accesso agli atti interni della SIAE da parte dei propri associati che sta facendo molto rumore dietro le quinte di Sanremo.
Ho visto che ti sei occupato del caso deciso dal Consiglio di Stato che ha condannato la SIAE a garantire il diritto di accesso agli atti per gli associati SIAE. Ci spieghi meglio?
Proprio lunedì scorso è stata pubblicata la sentenza che finalmente ha posto fine alle recenti discussioni in materia di diritto di accesso agli atti interni della Siae. La sentenza del Consiglio di Stato n. 831/2020 del 3 febbraio 2020 ha definitivamente riconosciuto agli associati il diritto di ottenere copia degli atti e dei documenti interni. La vicenda in questione trovava origine dal rifiuto reiterato di Siae di consegnare la documentazione interna relativa ai procedimenti disciplinari a carico di alcuni associati.
Per quali motivi la SIAE aveva rifiutato di consegnare la documentazione richiesta?
Il rifiuto era motivato dal fatto che, a seguito del mutato panorama normativo introdotto in attuazione della Direttiva Barnier (d.lgs. 35/2017), la Siae non riteneva più applicabile la legge sulla trasparenza (Legge n. 241/1990). In altre parole, la Siae riteneva che la liberalizzazione della gestione collettiva dei diritti d’autore e la perdita della qualifica di monopolista, avrebbe declassato la natura della Siae da pubblicistica a privatistica. Secondo la Siae l’attuale regime di libera concorrenza con altre società di gestione collettiva (per es. Soundreef) avrebbe dequalificato la stessa Siae ad ente privato, con conseguente impossibilità per gli associati di richiedere e prendere visione della documentazione interna. Voglio precisare che questa situazione di confusione che si è generata dopo l’introduzione del d.lgs 35/2017 è il frutto della decisione politica di aver liberalizzato la gestione collettiva dei diritti d’autore, decisione che porterà sempre più problemi e danni alla categoria degli autori ed editori, come del resto avevo previsto in periodi non sospetti.
Cosa si intende per principio di trasparenza?
Il principio di trasparenza degli atti introdotto con la L. 241/1990 rappresenta un principio generale dell’attività amministrativa di un ente pubblico, che ha l’obbiettivo di limitare la segretezza e l’oscurità delle attività dei pubblici poteri e di riconoscere ai cittadini il potere di esercitare un controllo sullo svolgimento dell’azione amministrativa. Il cittadino può sempre richiedere agli enti pubblici gli atti di un qualsiasi procedimento che lo riguarda.
Come si è arrivati alla sentenza del Consiglio di Stato?
A seguito del rifiuto di consegnare gli atti richiesti, ci siamo dovuti rivolgere al TAR Lazio che con sentenza del giugno scorso ha ordinato alla Siae di consegnare agli associati ricorrenti tutti i documenti richiesti entro un breve termine. Il TAR Lazio ha ritenuto applicabile la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi e ha precisato che la Siae è un ente pubblico economico a base associativa, gestore di servizi pubblici attinenti alla tutela dei diritti d’autore e, come tale, deve ritenersi obbligata a garantire il diritto d’accesso a tutti gli atti e documenti inerenti l’attività a rilevanza pubblicistica. La Siae, nel rispetto della sentenza ha consegnato i documenti, ma ha impugnato la decisione del TAR. Il Consiglio di Stato, con la recentissima sentenza del 3 febbraio 2020, ha rigettato il ricorso della Siae e ha riconosciuto agli associati il pieno diritto di accesso a tutti gli atti formati e comunque detenuti dalla Siae e ciò a salvaguardia delle esigenze di trasparenza dell’azione amministrativa. Questa sentenza ha smentito, quindi, il presunto carattere privatistico della Siae in relazione al rapporto con i propri associati.
Quindi oggi gli associati possono accedere anche agli atti interni della Siae?
Sì. Questa è una sentenza molto importante per gli associati, i quali finalmente, previa richiesta motivata, avranno libero accesso a tutti i documenti e agli atti relativi alle attività effettuate da Siae, anche nell’esercizio della propria attività di vigilanza e controllo nel settore dello spettacolo e nell’intrattenimento, agli accertamenti, ai procedimenti disciplinari a carico degli associati, al controllo del corretto riparto tra le imprese intermediarie dei compensi e, più in generale, a tutti gli atti relativi all’attività di intermediazione svolta direttamente nell’interesse degli associati.
Riguardo al Festival, cosa pensi della polemica che è sorta sulla partecipazione di Junior Cally e delle petizioni contro il sessismo?
Queste polemiche e petizioni sono state utili al Festival soltanto perché hanno dato ancor più risonanza all’evento. Questo è sicuramente positivo in prospettiva dell’audience, che è l’unico fattore importante per gli organizzatori e per la RAI. La partecipazione di un rappresentante del genere Trap – Rap è una scelta giusta perché il Festival di Sanremo non può più ignorare, né snobbare quel fenomeno globale di rottura che ha cambiato tutto e che sta caratterizzando questi anni, come avevano fatto nelle rispettive epoche la Disco Music, il Punk, la New Wave e la House. Quindi, se gli organizzatori hanno aperto il concorso anche a questo genere, è normale che venga sdoganato anche il suo tipico linguaggio forte, crudo e provocatorio, che non parla di amore, fiori o gattini, ma ha sempre tematiche di sesso, soldi, degrado, droga e alcool. Proprio questa mattina stavo guardando la classifica delle Top 100 negli Usa e tra i primi 20 ben 17 brani sono di Trap con l’avvertenza “Explicit”. Peraltro, il testo del brano in gara di Junior Cally non è per niente violento e sessista, ma esprime soltanto un messaggio sociale e politico. La polemica non ha senso.