Mentre r12 punta a consolidare i rapporti con partner e ad espandersi sul territorio italiano come assoluto hub specializzato, sale alla ribalta Gabriele Vesigna, in arte Vesy, direttore didattico della popolare scuola. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto come sia nata la collaborazione con r12. “La mia collaborazione con r12 è cominciata all’incirca un anno fa. Sono stato invitato a visitare la scuola e devo dire che subito sono rimasto colpito da una realtà che ancora non conoscevo. Quel giorno è cominciata la mia collaborazione con r12”.
Qual è il tuo ruolo presso r12?
“Mi occupo della gestione dei corsi, del calendario delle lezioni e del rapporto diretto con studenti iscritti e docenti. Consiglio gli studenti nella scelta del piano studi e, quando ho tempo a disposizione, svolgo lezioni di djing, che sono utili per rimanere sempre sul pezzo e avere sempre chiaro il punto di vista di docenti e studenti”.
Quali obiettivi ti poni per i prossimi anni?
“Per quanto riguarda la scuola mi piacerebbe espanderci e aprire nuove sedi in giro per l’Italia, portando il nostro metodo di insegnamento nelle città dove c’è più richiesta. Al momento siamo a Milano, Perugia e stiamo cominciando a Brescia. Altro obiettivo è offrire sempre nuovi corsi ai nostri piani studio; è necessario aprire la mente riguardo alle nuove dinamiche del mercato e rendersi conto che ormai la tecnica e la creatività dell’artista non sono più sufficienti, c’è un gran bisogno di espandere le conoscenze; non solo materie di produzione musicale e djing, dobbiamo preparare i nostri studenti su argomenti quali il marketing, l’utilizzo intelligente dei canali mediatici e dei social, una solida club & music culture, il mental coaching e aggiungerei anche l’inglese tecnico (in Italia siamo molto indietro su questo punto). Per esempio al momento siamo focalizzati sui nuovi corsi Master Program di music business in partenza a Marzo e, obiettivo per i prossimi anni, è quello di veder crescere la community di r12 facendola diventare sempre più un punto di incontro e scambio, non solo per gli artisti, ma anche per tutti gli addetti ai lavori che vogliono specializzarsi e diventare protagonisti dell’industria musicale, creando figure professionali che possano ricoprire ruoli riguardanti A&R, management e promotion”.
Per quanto riguarda gli obiettivi personali?
“Al primo posto c’è la mia etichetta Morbidyne, con prima uscita in free download dal 19.1.19. Ho un bel po’ di tracce in cantiere che non vedo l’ora che siano pubblicate e che diano l’impronta alla label, per poi coinvolgere tanti producer che stimo, italiani e non, con cui ho collaborato negli ultimi anni. Per esempio la seconda uscita già pianificata sarà un EP dei Mia Wallace, duo americano che si muove tra Chicago e Los Angeles e con cui ho suonato in locali come Spybar e Primary. In più avendo la fortuna di lavorare in una scuola di musica elettronica, tra gli obiettivi c’è quello di continuare a studiare e crescere come artista”.
A quali collaborazioni stai pensando per il prossimo futuro?
“Mi piacerebbe mantenere viva la collaborazione con AFEM (Association For Electronic Music), di cui siamo membri insieme ad altre scuole e organizzazioni provenienti da tutto il mondo. Con AFEM partecipiamo a tanti summit e convegni di musica elettronica in giro per l’Europa come ADE, IMS, MW:M per citarne qualcuno. Non c’è miglior occasione per allinearsi con le nuove tendenze e i topics del momento, oltre che a permetterci di fare pubbliche relazioni e stringere partnership importanti. La collaborazione con le altre scuole del gruppo può portare i nostri ragazzi a fare esperienza di corsi fuori sede, dei veri e propri Erasmus all’estero dove incrementare esponenzialmente l’apprendimento”.
Qual è il tuo background? Quali sono le tue skills?
“Ho radici nel hip-hop italiano e internazionale, che ho iniziato a seguire quando ero ragazzino, negli anni ’90. Mentre lo dico, mi viene subito in mente uno dei miei primi giorni di lavoro a scuola: mentre stavo scrivendo una mail di lavoro a Maurizio, uno dei nostri docenti, ho scoperto dal suo indirizzo email che era Skizo di Alien Army, che per farti capire era uno dei miei idoli quando ancora andavo alle medie. Molti anni più tardi ho cominciato a frequentare i club e ad appassionarmi alla musica elettronica. Di lì a breve ho capito di voler essere un dj e di voler passare il mio tempo in console e in studio a creare la mia musica, prevalentemente deep tech, deep techno, elettronica. Per quanto riguarda invece le mie skills credo di essere caparbio (in senso positivo), di credere tanto in quello che faccio e di voler fare sempre tutto al meglio che posso”.
Cosa puoi portare come contributo a r12?
“Nel pratico cerco di essere sempre disponibile con tutti, ascoltando e cercando di capire le esigenze di studenti e docenti rendendo più semplice per tutti lo svolgimento di qualsiasi attività scolastica. Inoltre cerco di trasmettere passione per la musica elettronica e per il clubbing e il rispetto della consolle. Bisogna infondere fiducia a chi vuole fare questo mestiere: chiunque può imparare, l’importante è studiare e lavorare tanto, avere la giusta costanza, il giusto equilibrio e soprattutto un amore profondo per la musica”.
Come è organizzata una tua giornata lavorativa?
“La mia giornata lavorativa deve essere molto organizzata perché ho sempre tante cose da fare. La prima cosa è il controllo del calendario settimanale delle lezioni e di tutte le attività scolastiche, come le masterclass, i meeting e le sessioni d’esame. Il calendario è in continuo aggiornamento, gli iscritti aumentano e di conseguenza anche i corsi da calendarizzare. Inoltre, c’è ovviamente anche tanta comunicazione con docenti, studenti in corso, nuovi iscritti, e con tutte le figure con cui sviluppiamo nuove idee per il futuro. Finita la giornata di lavoro a scuola, si ricomincia a casa con la produzione”.
Cosa pensi della musica elettronica?
“La musica elettronica significa molto per me. Ha cambiato radicalmente la mia vita e, guardandomi oggi, sono certo che ogni cambiamento è stato per il meglio. Mi ha permesso di viaggiare e mi ha insegnato tanto, anche dal punto di vista del rispetto di regole e canoni. Mi ha dato il coraggio di essere me stesso e ha acceso in me un sogno, che sempre arde e che non posso smettere di perseguire: il sogno di fare il dj”.