Dopo “A merry little Christmas”, uscito lo scorso Natale solo in versione digitale, Paola Iezzi pubblica una nuova versione dell’album in formato cd e vinile. Il disco si arricchisce di ulteriori tre brani della tradizione natalizia reinterpretati dall’artista. Il progetto esce un mese e mezzo dopo la pubblicazione dell’EP “Ridi”, che contiene l’omonimo singolo inedito scritto e prodotto da Paola con Michele Monestiroli in arte Cat Paradox. L’EP è disponibile anche con le versioni remix.
Ha iniziato a fare la dj nel 2012, Paola. In realtà, in seguito alla pubblicazione di un suo E.P. dance, “Xcept You”. Era un brano che aveva prodotto per una pubblicità fashion sullo stile un po’ di “I Feel Love” di Donna Summer. Ne fece fare poi diversi remix. E ora torna con “Ridi”. “Un mio amico, il proprietario di un famoso bar cool a Milano, il Blanco, era impazzito per il progetto e mi chiese di andare a presentarlo nel suo locale durante la fashion week”, rivela Paola. “Ma mi voleva lì come dj. Io non avevo mai fatto serate come dj. Non sapevo manco accendere una consolle. Andai da un amico, Mario Cuomo di Pianoroll, a Milano, e comprai una consolle con cui iniziai a smanettare. Scoprii una dimensione diversa dal cantare sul palco ma molto esaltante e divertente. In realtà scoprii che mettere i dischi mi piaceva di brutto. E così dopo quella sera lì non ho più smesso e ho continuato a farlo, suonando un po’ ovunque, scegliendo le situazioni più giuste e adatte a me. Amo suonare”.
Invece, come è nato il rapporto con il progetto D’Andy & Bodyles “Italian Soulful”?
“Attraverso una conoscenza di vecchia data. Come spesso accade negli ultimi anni, i social ci hanno avvicinato o riavvicinato un po’ tutti. Quindi capita di conoscere persone nuove attraverso scambi di like o messaggi brevi, che poi magari si approfondiscono. Da qui nascono, non solo nuove conoscenze umane, ma anche collaborazioni lavorative spesso formative e interessanti. Io utilizzo i social in questi termini, da quando era nato myspace. Per quel che riguarda italian soulful è stata una mia vecchia conoscenza a propormi questa collaborazione: Isa B, che conosco dai tempi di Territorio MatchMusic negli anni ’90. Un giorno mi scrisse un messaggio per propormi di cantare un brano (che poi divennero due) per questo nuovo progetto nato da D’Andy & Bodyles, duo di produttori italiani di musica soulful molto in gamba. Anche lei aveva preso parte alla cosa e aveva fatto ai ragazzi il mio nome. L’idea, appunto, era quella di reinterpretare una serie di cover italiane riviste in chiave soulful. Io non dico mai no a prescindere. Ho ascoltato la proposta e gli arrangiamenti: mi convinceva tutto. Siccome non ero neppure particolarmente oberata in studio in quel momento, ho accettato con entusiasmo”.
Ci racconti quali singoli hai cantato e perché?
“I ragazzi mi hanno mandato un elenco di brani fra i quali scegliere. Io, però, ho proposto loro ‘Estate’ di Bruno Martino, brano molto classico, che amo moltissimo da sempre. Mi pareva un pezzo particolarmente azzeccato per il progetto e per il momento di uscita del disco. Del loro elenco invece ero molto attratta dal brano di Dalla. E lo dissi a loro. Quindi dopo aver consegnato loro la mia esecuzione di ‘Estate’, della quale eravamo tutti entusiasti, i ragazzi mi hanno chiesto se avrei avuto voglia provare a fare anche ‘Balla Balla Ballerino’ di Lucio Dalla. Amo moltissimo Dalla ma avevo alcuni dubbi sul reinterpretare quel pezzo. Soprattutto in quella chiave. Ma amo molto quel brano e adoravo la sfida: riuscire a restituire al pezzo uno spirito bello e profondo, intenso. Non volevo che l’interpretazione risultasse tecnica, fredda e meramente vocale. Così ho pensato: ‘io provo a farla, se il risultato non mi piace, butto tutto’. Quando ho finito di cantarla, mi sono molto entusiasmata. Ho amato il risultato. E anche i ragazzi ne sono stati contenti. Così abbiamo inserito anche quella con grande gioia. E forse tra le due è quella che amo di più. A sorpresa”.
È un’iniziativa che proseguirà?
“Non lo so. Per il momento mi ha fatto bene, come spesso faccio, misurarmi con cose nuove. Anche se di nicchia. Amo i piccoli progetti dedicati. Dove c’è entusiasmo e voglia di fare. Mi permette di sperimentare il mio carattere musicale e le mie diverse inclinazioni. Per ora sono concentrata sui miei progetti, ma resto sempre aperta e in comunicazione con il mondo della musica a 360°. Mai dire mai su nulla”.
Che rapporto hai con il genere soulful?
“Qui devo dire la verità: praticamente nullo. Nel senso che il soulful è un genere che non ho mai ascoltato per il piacere di ascoltarlo, ma perché mi è capitato. A Ibiza o in altri luoghi. Durante momenti di relax. Tra sole e mare, serate fra amici. L’ho vissuto così. Respirandolo dalle terrazze dei bar o agli aperitivi cool all’aperto. Soprattutto tra gli anni ’90 e i primi anni 2000. Sono una grande amante del jazz. Il soulful l’ho sempre vissuto come un genere legato più a decorare ambienti. Ogni musica veste un ambiente, questo è chiaro no? Ma è una conseguenza: la musica nasce da un’ispirazione e poi, per cultura, e associazioni varie, cinematografiche o altro, è diventata, volente o nolente, rappresentante di un immaginario. Nel caso del soulful, sembra che questo genere sia nato al contrario. Cioè che sia stato creato appositamente per accompagnare determinate situazioni. Un po’ come una sorta di easy listening. Musica da lounge, per sale di attesa di alberghi o posti fighi. Non lo dico in senso dispregiativo: intendo dire che se il jazz, il bepbop o il rocknroll o il reggae nascono da un’esigenza di esprimere uno stato d’animo, anche un disagio, un bisogno di fuga, di ribellione, dall’esigenza di esprimere una determinata provenienza culturale e, solo successivamente, sono stati sfruttati dal cinema o dalla pubblicità per esprimere determinati concetti, ma perché già recavano in loro stessi il seme di quella determinata cosa, alcuni altri generi, tra i quali metto il soulful, sono nati all’opposto. Il soulful non è il soul ma una sua derivazione. Pesca dal genere soul solo le sue caratteristiche apparenti ma è poi prodotto in maniera tale da accompagnare appositamente degli ambienti e delle situazioni precise. Quindi resta un genere a mio avviso freddo distaccato perché nasce appositamente per essere un sottofondo, non per diventare protagonista di una situazione”.
Qual è la città più soulful in assoluto?
“A me viene in mente Ibiza. Ma perché in realtà ibiza è moltissime cose. E’ anche e soprattutto house, ma poi gipsy, rocknroll, reggae, alternativa, commerciale, hardbop, disperata e leggera al tempo stesso Ibiza è tutto. Quindi trovi anche il soulful. A parere mio il soulful non è un luogo geografico. Ma il tale bar, il tale ristorante, il tale hotel, il tale club. Questi sono i luoghi del soulful”.
C’è un altro stile musicale che si può inventare ancora?
“Nessuno può rispondere a questa domanda in teoria. Nel senso che quando qualcuno reinventerà un genere allora lo sapremo. In linea generale sembra sempre che sia già stato fatto tutto. Poi arriva qualcuno che mette insieme le cose, spariglia le carte, ci mette un elemento nuovo che apparentemente non c’entra nulla con quella storia lì, e puff, si inventa un genere nuovo. Quindi si. Sicuramente si. Accade sempre. Non so quanto ci vorrà né quando succederà, ma succederà”.
Cos’è per te la moda, il trend?
“La moda e il trend è ciò che piace a te. Ciò che ti accompagna e che pensi ti stia bene e rappresenti esattamente te in quel momento in relazione con la dimensione spazio tempo che stai attraversando in quel momento. Non è certamente andare appresso a quello che pensi sia il trend del momento solo perché lo vedi sparato ovunque. O meglio. Specifico. In verità la moda e il trend sono quello che vedi fare dalla maggior parte della gente in giro e sui social. E quindi non è che a me personalmente interessi molto. A me interessa lo “stile” che è un’altra cosa. Lo stile è proprio un fatto personale. E’ un mix di cose. Tra ciò che piace a te e ciò che accade fuori. Una sorta di mediazione non controllata. Una specie di istinto. Che uno a mio avviso fa bene a seguire. E lo puoi applicare a tutte le sfere dell’esistenza. Dal modo di vestire, di parlare, di comportarsi di fare musica, di guidare, di suonare la batteria o a qualunque altra cosa tu faccia”.
Su che base selezioni i remixer per i tuoi brani?
“Sulle basi di quello che gli sento fare. Ho avuto la fortuna di collaborare con moltissimi bravi dj sia di grande fama internazionale italiani e stranieri come Felix Da Housecat, Ron Trent, Ricky Montanari, Tommy Vee e Mauro Ferrucci, Dj Simi e gli Angels of Love, i Rapino Bros, Mario Fargetta, Alex Farolfi, sia con giovani e talentuosi producer e dj molto in gamba. Ognuno di loro mi ha dato una lettura diversa dei miei brani e questo ha contribuito da un certo momento in poi, a dare un respiro internazionale e cosmopolita al mio progetto. Cosa che mi sta a cuore”.
Lo spazio riservato alla donne dj è ancora scarso?
“Diciamo che le donne fanno un po’ fatica a conquistarsi posizioni di potere e autorità un po’ in tutti i campi. Quindi penso anche nella musica. Soprattutto magari in ambito tecnico dove serve un’inclinazione all’utilizzo di tecnologie e macchine che sono necessarie per questo tipo di musica e che sono soprattutto appannaggio dei produttori di sesso maschile. Anche solo per cultura la macchina e l’immaginario da nerd, smanettone, è più vicina al maschio che alla femmina. Però vedo che lentamente le cose stanno cambiando in senso positivo nei confronti delle donne dj. Personalmente non mi frega troppo della diatriba maschio/femmina. Mi interessano le belle produzioni e la gente che fa belle cose. Se sono maschi o sono femmine non faccio distinzioni. Al mondo, se non esiste il bello e il brutto, almeno esiste chi lavora bene e chi lavora male. E a me interessano quelli che lavorano bene. Sono maschi? Bene. Sono femmine, Bene uguale. Non solo non mi piace chi lavora male. Non sopporto anche chi nutre pregiudizi e non ascolta con le orecchie”.
Ci sarà qualche altra collaborazione con Irma?
“Non ne ho idea. Io resto aperta a qualunque proposta che alletti il mio istinto musicale che è onnivoro e sempre ben disposto a tentare cose stimolanti e nuove. Irma è un’etichetta cult con una storia vera e propria e l’allure intensa. Con collocazione ben precisa e super cool. Quindi collaborare ancora con loro non potrebbe che farmi piacere”.
Come è organizzata e si sviluppa una tua giornata?
“Non ho una giornata tipo. Dipende da cosa devo fare e a cosa devo dare la priorità in quel momento. Quando devo scrivere le mie giornate sono a servizio della scrittura. Ed è normalmente una fase molto solitaria, contemplativa e riflessiva. Quando devo produrre un album o un pezzo, sono invece scandite dai ritmi dello studio e da chi lavora con me. Quando devo fare la promozione sono totalmente a servizio di interviste, live, serate, radio, tivù, web e social, chiacchiere coi fan e cose cosi. Quando non devo fare niente, cosa che avviene di rado, nel senso che anche quando sembra che noi non facciamo niente, stiamo in ascolto sempre e la nostra testa lavora sempre: una nota, uno stralcio di melodia, una parola che può diventare il titolo di un pezzo o addirittura di un disco. Insomma non si stacca mai”.
Qual è il tuo singolo preferito, ultimamente?
“Resto sul territorio italiano, perché penso che stiamo soffrendo di una grande mancanza di idee e di ispirazione e di troppi monopoli che stanno letteralmente essiccando l’ispirazione degli autori e tengono nel sottosuolo della paura, i cantanti e tutti gli artisti. Quindi citerò due artisti italiani: uno vecchio e uno relativamente nuovo. Era tanto che non mi capitava di sentire un bel disco pop in italiano. Ma per fortuna ci ha pensato Luca Carboni e ha fatto uscire ‘Sputnik’. È un disco ispirato che arriva da un’unica ispirazione. Come si faceva una volta. Amo il modo di Carboni di scrivere che non è mai cambiato. La melodia, la grande capacità di scrittura del testo e quella sua incredibile abilità nel comporre hit senza che lo sembrino. Non scrive con il mestiere che ha (che certamente ha e che certamente utilizza ma non come fonte principale). Carboni scrive ispirato. E dopo tanti anni che è Luca Carboni e tante hit e canzoni portate alla luce, è quasi un miracolo. Soprattutto qui. L’altro disco è ‘Cosmotronic’ di Cosmo. Amo questo album. Per come suona, come è scritto. Il linguaggio. La sua voce. Trovo che lui sia uno degli artisti italiani più interessanti e meglio prodotti del momento. Mi piace l’idea che ci siano ancora artisti che fanno le cose in autonomia, fottendosene altamente di rincorrere un mercato e piegandosi a quello che questo fantomatico mercato vorrebbe da loro. Quando accade questo, per me il senso dell’essere su un palco e cantare, viene meno. E tu non sei più un artista, ma una sorta di burattino svuotato della propria essenza di potenziale artista. Che ha l’unico pregio di avere una bella voce (o una voce riconoscibile/interessante) e un bel faccino. Di artistico non c’è più nulla purtroppo. E se ti convincono a rinunciare a te stesso per… diventare famoso o per… restare sulla breccia, sei fottuto per sempre. Perché sarai per lo più infelice e le cose che canti o canterai ti faranno per lo più schifo. Quindi il senso di aver scelto di fare questo mestiere verrà completamente meno”.
Paola Iezzi è uscita con un nuovo singolo. Un nuovissimo brano dal curioso titolo “Ridi”, scritto e prodotto insieme al fido amico e collaboratore di sempre Michele Monestiroli (in arte “Cat Paradox”). Monestiroli, giovane e valente produttore, autore e polistrumentista ha già prodotto e co-prodotto in passato diversi album di grande successo di Paola & Chiara (“Festival” e “Blu” fra i più famosi) e quasi tutti i progetti di Paola da solista. Compreso l’ultimo album di canzoni di Natale pubblicati dall’artista, uscito lo scorso dicembre. “Ridi”, contenuto in un e.p. dall’omonimo titolo, uscito il 5 ottobre sul mercato digitale, è un brano pop tout court, con una matrice electro dance, piuttosto minimale, con un ritmo incalzante, ma che poi si sviluppa in maniera quasi sinfonica sul finale. Il testo scritto dall’artista, al contrario di ciò che il titolo può far presagire, è invece piuttosto amaro. È un brano che racconta un momento di totale incomprensione tra due persone. Un momento di completa incomunicabilità. In cui uno dei due soggetti agisce divertito, in maniera quasi sadica, forse nella totale inconsapevolezza di star ferendo a morte la persona che ha di fronte. Quest’ultima presa dallo sgomento, dopo un attimo di totale smarrimento, nel quale rimane totalmente inerme e senza forze, non può fare altro che prendere atto della situazione e cercare di elaborare quanto accade, per rimettersi in piedi quanto prima possibile per non perdersi nel “gioco della vita”. Cerca così la propria “rinascita” auto spronandosi, parlando al proprio io più profondo. Il ritmo incalzante e le armonie aperte giocano quasi un contrasto con l’amarezza e la malinconia del testo, ma trovano un dialogo profondo e convergono insieme in un finale “corale” dove “tutte le luci si accendono” in un meraviglioso crescendo e dove tutti gli strumenti suonano come in un concerto di musica sinfonica. E dove l’anima si libera dalle proprie angosce e pesantezze e si eleva ad un livello superiore. L’EP in vendita per il mercato digitale contiene anche la versione spagnola del brano dal titolo “Rìes” e poi una piccola sorpresa. Una versione “chitarra e voce” di un brano molto famoso del duo Paola & Chiara: “Amoremidai”. Paola: “Avevo una gran voglia di ricantare questo brano. L’ho sempre amato come amo tutto il nostro repertorio. Non sono canzoni, ma pezzi di cuore. La cosa bella delle canzoni è che non finiscono. I progetti possono terminare ed è anche giusto che sia così. Tutti i progetti hanno un tempo, una scadenza. Ma le canzoni no. Soprattutto quando sono belle e hanno un’anima forte, non finiscono mai”. L’ep è mixato da Andrea Suriani, il sound engineer di Cosmo, del quale Paola è una grande ammiratrice. Il brano è accompagnato da un bellissimo video molto suggestivo, contemporaneo e dal sapore internazionale, girato quest’estate a Los Angeles dal regista e fotografo di moda Paolo Santambrogio. Del medesimo video esiste anche la versione spagnola.