Mario Più è sempre stato uno dei suoi più grandi idoli, insieme a Robert Miles, Scooter e tanti altri. Gli amanti dei sistemi analogici considerano la musica elettronica una fredda accozzaglia di numeri, statistiche, grafici pieni di informazioni incomprensibili e Matteo Marini ne prende atto. Nonostante la combinazione di quei numeri produca suoni in grado di scatenare le folle e suscitare emozioni, l’assenza della figura “classica” del musicista, dell’esecutore materiale e “fisico” di un brano, vede tale musica attribuita a delle entità senza volto. E Marini, che mesi fa è stato protagonista anche su High Trance Energy, oggi sconfessa tutti. Con questa intervista.
In questi anni hai realizzato centinaia di tracce.
“E sto riprendendo alcune cose messe da parte perché non concluse e sto tirando fuori alcune strumentali nuove dal cappello. Ma sto pensando anche a un nuovo album, mentalmente già pronto”.
Dici che la trance può essere contaminata dal sentimento. Spiegati meglio.
“Dalle melodie, dalla classica, dalla pop, dal rock, da un riff metal. La Trance può aprire le porte a qualsiasi cosa. Io mi occupo di produzioni progressive, amo la psy e adoro qualsiasi suono… sognante. Questo è il mio essere vintage”.
Come ti sei avvicinato alla trance?
“Ho sempre amato questo genere da quando ero adolescente, avevo 17-18 anni: Ian Van Dahl con ‘Castles in the Sky’ mi diede l’input più importante, Da quel momento fu amore per la trance. Mario Più è sempre stato uno dei miei più grandi idoli, insieme a Robert Miles, Scooter e tanti altri”.
L’EDM coi suoi festival, il suo suono big room, può ancora oggi influire sulla trance?
“Penso molto bene del mondo EDM, adoro i suoni, la fantasia nel realizzare queste tracce che a volte sono capolavori dell’elettronica realizzati minuziosamente e che trovo possano tranquillamente viaggiare vicino alla trance. Certo, ci sono differenze: ma essendo un musicista, vedo contaminazioni e influenze sempre positive nella musica”.
In tanti anni hai imparato ad ascoltare e a non dare niente per scontato?
“Ho imparato dalle esperienze negative e positive. Tutto quanto mi ha arricchito e più di tutto ascoltare i consigli e provare ad attuarli. Spesso noi produttori siamo talmente presi dalle nostre produzioni che quando ci fanno delle critiche o accorgimenti, oppure ci consigliano di fare alcune correzioni, non vogliamo ascoltare. Ecco, io dico: ascoltiamoci, consigliamoci e facciamo le cose senza pensare subito al denaro. Ciò che nasce da un gioco di squadra è spesso vincente. E il calcio insegna”.
Quali sono secondo te i maggiori dj trance?
“Da noi Ottaviani, Mazza, Mario Più, Manuel Le Saux, Fabio Xb, all’estero Armin Van Buuren, Markus Schulz, Ferry Corsten”.
Cosa pensi della psy trance? È solo una moda?
“Seguo la psy da diverso tempo e ho visto con i miei occhi quanto funzioni in quel di Londra. Non è una moda: è una bellissima realtà”.
Come è nato il brano che verrà pubblicato da Neurals?
“Dall’incoraggiamento di proporre un’idea a Mario Più: pausa Hans Zimmer completamente rielaborata musicalmente parlando in versione progressive e poi sviluppata con una seconda versione a 135 bpm. E dopo questa, abbiamo realizzato il nuovo successivo lavoro a quattro mani: Marini e Mario Più, insieme”.
Ci parli della tua passione per il paracadutismo?
“Il paracadutismo è arrivato in un momento in cui non c’erano più tanti stimoli nella mia vita. Un carico di adrenalina iniziale mi ha smosso, mi ha motivato. Dai tandem con istruttore siamo passati ai lanci in solitaria. Che mi hanno cambiato. La caduta libera dura 60 secondi ed è meravigliosa”.