Giancarlo Del Sordo, oggi CEO e lead programmer di Acustica Audio, nell’estate del 2005 stava traslocando da Milano a Lodi. Dovette interrompere le produzioni dance che stava realizzando per l’etichetta indipendente Motivo. In quel periodo veniva subissato di richieste di versioni pop di diversi brani dance. “Il problema è che realizzavo i mix con un portatile e per creare una versione meno elettronica avrei avuto bisogno di alcune unità presenti in uno studio a La Spezia, di proprietà del dj Luca Magnano. Ho deciso di utilizzare il tempo a disposizione per creare una sorta di versione personale di Liquid Channel, che usava la convoluzione dinamica e che mi aveva dato l’illusione di rendere portabile molta strumentazione hardware. Cosi mi sono studiato il brevetto e con l’inesperienza dei neofiti ho raggiunto una prima versione funzionante del motore che abbiamo testato velocemente in studio e che ci ha sorpreso”, spiega Del Sordo. Oggi Acustica Audio è un’azienda con sette dipendenti e alcuni collaboratori esterni. “Il processo ha richiesto circa nove anni prima di arrivare alla dimensione attuale”.
Per quanto riguarda le novità software è d’obbligo citare la collaborazione tra il produttore hi-end americano D.W.Fearn e l’italianissima Acustica Audio che presentano Ruby, plugin che emula gli apprezzati equalizzatori valvolari VT-4 e VT-5.
Come sei arrivato a questo risultato?
“Non appena mi sono reso conto di avere un buon algoritmo tra le mani, ho cominciato, con i primi soci di Acustica, a esplorare alcune strade per riprodurre il numero maggiore di cloni hardware possibile, ad esempio affrontando i compressori oppure i riverberi. Inizialmente la tecnologia era nata solo per riprodurre i canali linea e microfonici dei banchi Ssl e Neve. Di seguito sono nati i primi equalizzatori e addirittura i primi effetti (flanger, delay, chorus, phaser)”.
Sei stato un produttore di musica elettronica, hai collaborato quotidianamente con il mondo dei djing.
“Per me era naturale un approccio all’emulazione basata sul campionamento. Solamente che invece che campionare un sintetizzatore o un violino, io campionavo un compressore oppure un equalizzatore: cioè campionavo un dsp o un processore oppure un circuito passivo”.
Chi furono i primi soci dell’azienda?
“Le persone a me più vicine: i consulenti che lavoravano con me in finanza (all’epoca ero alla direzione di Intesa Sanpaolo), oppure chi mi aiutava nei mix. Con il tempo molti si sono persi per la strada. Ho mantenuto sempre un approccio purista, a livello aziendale, limitando tutte le apparecchiature emulate (si potrebbe parlare di virtualizzazione dell’hardware) a quelle che riuscivo a riprodurre con un procedimento di campionamento automatico, senza sporcarlo con altre tecniche comuni e consolidate. In alcuni casi sarebbe stata una scorciatoia veloce: ad esempio, inizialmente, i nostri modelli dedicati alla dinamica non funzionavano bene e sarebbe stato facile riciclare codici simili provenienti da altre ricerche, da open source oppure da codici commentato in rete (ossia la strada seguita da tutti i produttori tradizionali)”.
Cosa hanno di speciale i vostri plug-in?
“Attualmente siamo l’unico produttore con emulazioni di hardware analogico ricavato da solo processo di campionamento. Come corollario, i nostri modelli sono a risposta impulsiva finita, mentre quasi tutti gli altri plug-in sono basati sull’approccio IIR (a risposta impulsiva infinita). È pur vero che i due procedimenti vengono spesso mescolati, ma anche in questo noi siamo per forza di cose puristi: perché è una conseguenza dell’approccio. Come risultato, i nostri prodotti consumano tantissime risorse ma, al tempo stesso, presentano spesso un aliasing nullo oppure molto contenuto, e una maggiore fedeltà all’oggetto replicato; in quanto noi teniamo conto di tutto: interferenze, rumori e problemi derivati da scelte progettuali non perfette”.
Sempre utilizzando il processo di campionamento, tenete conto della distorsione armonica?
“Sì e in questo siamo unici. Alcune tecniche che utilizziamo derivano da lavori di ricerca tutti italiani, ad esempio l’approccio alla convoluzione non lineare di Angelo Farina, un docente dell’università di Parma. Abbiamo remixato tutto, comprese le pubblicazioni scientifiche. Seppure il processo sia stato creato grazie alla collaborazione mondiale di betatester e sviluppatori terze parti (compreso uno sviluppatore tedesco che per vari motivi burocratici non è stato inserito inizialmente tra i soci dell’azienda), il cuore del progetto è tutto italiano per vari motivi”.
Con Luca Pretolesi, dopo Diamond EQ, sei al lavoro su progetti nuovi?
“Pretolesi è una persona meravigliosa, oltre che un produttore con un talento estremo. Con lui stiamo producendo una linea di prodotti sotto il nome di Diamond, ad esempio il Color EQ. Questi prodotti rappresentano la digitalizzazione dei tools hardware che in precedenza utilizzava sul bus e nella catena di mixing e mastering. È interessante sottolineare che la versione software ha preso il posto di quella hardware, ad esempio Diamond è stato utilizzato per ‘Volare’ di Rovazzi a posto della controparte hardware”.
Chi sono i vostri beta tester?
“Sono persone che ho reclutato nei vari forum di settori nel lontano 2005 e 2006, quando il mio primo prodotto, Nebula, era ancora in sviluppo segreto. Mi hanno aiutato per commercializzare il prodotto negli anni successivi, rispondendo alle domande degli utenti nelle varie lingue locali (non solo l’inglese ma anche il tedesco, lo spagnolo, il cinese e il russo)”.
Perché riprodurre fedelmente strumenti vintage quando ci sarebbe più bisogno di nuovo hardware?
“Per un problema di portabilità e praticità. Questa è stata la motivazione principale. Inizialmente io avevo bisogno di un plug-in che funzionasse nel portatile dedicato alla produzione audio. Oggi invece stiamo superando i limiti dell’hardware, ad esempio fondendo modelli diversi in vere e proprie antologie software che noi definiamo… ‘dreamware’, ossia prodotti che non esistono sotto forma di hardware e neppure di software di altri produttori, e rappresentano macchine inarrivabili o addirittura inesistenti perché nel frattempo distrutte o perse”.
Uno degli esempio tipici?
“È un Siemens degli anni Settanta, di cui esistevano a malapena una ventina di unità funzionanti. Oggi un nostro utente è in grado di aprirne più di sessanta contemporaneamente e con molte più istanze del numero complessivo di oggetti mai esistiti. Alcune unità poi sono uniche, ad esempio il Neve Caribou di Caribou Ranch, campionato per Primestudio. Un banco pazzesco che ha visto all’opera John Lennon, Michael Jackson e su cui sono stati mixati alcuni album di Chicago e Boston. Un’unità unica e irraggiungibile, per la quale valeva la pena arrivare ad una riproduzione fedele che solo il nostro metodo può garantire”.
Come è nata la tecnologia V.V.K.T.?
“Nel 2005 come errore nella riproduzione della convoluzione dinamica, che a quel tempo non era perfettamente realizzabile in forma software per via delle limitate capacità di calcolo dell’epoca. Praticamente è nata da un errore”.
Fate anche una cosa singolare, in loco, con Acustica Audio: sostituite l’hardware analogico vintage con apparecchiature digitali.
“Possiamo anche combinare un equalizzatore analogico e fonderlo con un compressore analogico e ricavare un equalizzatore dinamico che non è mai esistito. Oppure prendere un compressore API, inserirlo nel contesto dei filtri crossover di un compressore multibanda Maselec e ricavare un prodotto software che rimpiazza un hardware che non sarebbe economico o strategicamente utile produrre. In alcuni casi noi produciamo una parte del circuito in hardware (esempio la cella di un equalizzatore Baxandall) e lo campioniamo e costruiamo una riproduzione software unica ed economica. Di solito questi problemi sono affrontati da un collaboratore esterno molto talentuoso, Stefano Dall’Ora”.
Cos’è Acqua e come si differenzia da Nebula?
“Sono semplicemente delle librerie Nebula che possono essere utilizzate come plug-in standalone. Ad esempio, nel mondo dei Virtual Instrument, Massive è un synth creato da Native Instrument all’interno della piattaforma Reaktor e poi rilasciato come prodotto standalone (quindi non ha più bisogno del motore esterno di Reaktor per funzionare)”.
Realizzate, progettate e create ancora plug-in ad hoc su richiesta?
“Sì, è accaduto ad esempio per Prime Studio. Ma anche un paio di mastering engineer ci hanno chiesto come favore di poter campionare delle cose per loro e per il loro uso personale. I nostri software di campionamento sono stati rilasciati a una comunità di sviluppatori terze parti che hanno creato un numero impressionante di libreria e le hanno messe in vendita. Parliamo di più di 600 librerie commerciali”.
Quali sono i vostri fiori all’occhiello, in fatto di hardware e in fatto di software e perché sono stati ben recepiti dal mercato?
“A parte Nebula, Gold è stato apprezzato in modo eccezionale. È ispirato ad alcuni banchi molto famosi dei primi anni Settanta”.
Essere anche un musicista e un produttore ha influenzato i tuoi prodotti software, e, se sì, in che modo?
“Direi che è stato fondamentale. Ho potuto comprendere che il software che stavo realizzando era di buona qualità ed era differente da quanto era già esistente. Non so come funzionino le altre società software ma la mia impressione è che di solito il musicista e il programmatore siano due persone distinte. Nel mio caso, invece, il processo di comunicazione tra i due è stato enormemente agevolato, in quanto vivono nella mia testa e le sinapsi devono percorrere uno spazio ridotto”.
I tuoi plug-in possono essere utilizzati anche per chi è impegnato sul fronte dei live?
“Al momento direi di no, visto il grande consumo di risorse e l’eccessiva latenza. Ma stiamo lavorando ad un progetto che permetta anche questo. So che comunque alcuni temerari stanno già utilizzando alcuni nostri prodotti nel live, ad esempio l’equalizzatore White prodotto in collaborazione con Tommy Bianchi, uno noto mastering engineer italiano. Stiamo arrivando a qualcosa di più strutturato ma bisogna portare pazienza, anche per vedere online il nostro nuovo sito internet. Lo stiamo ricostruendo da zero. Includerà una piattaforma di delivery del software e addirittura un social network dedicato al campionamento dell’outboard analogico”.
Cosa stai realizzando con Dave Pensado? Un gamechanger?
“Non posso dire nulla a proposito, ma posso confermare che ha provato molti nostri prodotti. Lui considera gamechanger un prodotto che abbiamo creato in collaborazione con Luca Pretolesi, italiano che vive a Las Vegas e che attualmente produce, mixa e ingegnerizza produzioni con miliardi di view su Youtube e Soundscans (tra i suoi lavori mix e mastering per Major Lazer, Steve Aoki, Bruno Mars, Rovazzi, Giorgia, Jovanotti, Fedez e Gianluca Vacchi). Sono arrivato a Pensado grazie a Pretolesi: i due vivono molto vicini. Sono arrivato a Pretolesi grazie all’amico, Carl Fath, con cui collaboravo per Motivo e che ha cominciato a usare i miei prodotti senza pregiudizi. Per lui è stata una rivelazione scoprire che ero a capo del progetto Acustica Audio”.
Info su www.acustica-audio.com
Parte dell’intervista sul cartaceo è stata pubblicata da BigBox.